RIASSUNTO
To assess the effect of testosterone treatment on cardiac biomarkers in men with type 2 diabetes (T2D). Design Randomized double-blind, parallel, placebo-controlled trial. Patients Men aged 35– 70 years with T2D and a total testosterone level ≤12_0 nmol/l (346 ng/dl) at high risk of cardiovascular events, median 10-year United Kingdom Prospective Diabetes Study (UKPDS) coronary heart disease (CHD) risk 21% (IQR 16%, 27%). Eighty-eight participants were randomly assigned to 40 weeks of intramuscular testosterone undecanoate (n = 45) or matching placebo (n = 43). Main Outcome Measures N-terminal pro B-type natriuretic peptide (NT-proBNP) and highsensitivity cardiac troponin T (hs-cTnT). Result Testosterone treatment reduced NT-proBNP (mean adjusted difference (MAD) in change over 40 weeks across the testosterone and placebo groups, _17_9 ng/l [95% CI _32_4, _3_5], P = 0_047), but did not change hs-cTnT (MAD, 0_41 ng/l (95% CI _0_56, 1_39), P = 0_62). Six men, three in each group experienced an adverse cardiac event, displaying already higher baseline NT-proBNP (P < 0_01) and hs-cTnT levels (P = 0_01). At baseline, 10-year UKPDS CHD risk was associated positively with NT-proBNP (s = 0_21, P = 0_004) and hs-cTnT (s = 0_23, P = 0_003) and inversely with testosterone (total testosterone s = _0_18, P = 0_02, calculated free testosterone s = _0_19, P = 0_01), but there was no significant association between testosterone and cardiac biomarkers (P > 0_05). Conclusions In this trial of men with T2D and high cardiovascular risk, testosterone treatment reduced NT-proBNP and didnot change hs-cTnT. Further studies should determine whether men with increased cardiac biomarkers prior to testosterone therapy are at higher risk of testosterone treatment-associated adverse cardiac events.
COMMENTO
In questo trial a doppio cieco, controllato con placebo, gli Autori hanno studiato l'effetto della terapia testosteronica su alcuni biomarkers cardiaci, quali l'N-terminal pro B-type peptide natriuretico (NT-proBNP) e la troponina T cardiaca (hs-cTnT) in 88 diabetici tipo 2 (età:35-70 anni) ad alto rischio cardiovascolare e con valori basali di testosterone totale ≤ 12 nmol/l. Gli autori concludono che la terapia con testosterone riduce i livelli di peptide natriuretico ma non modifica quelli di troponina e che ulteriori studi dovranno accertare se i pazienti con alti livelli basali di biomarkers cardiaci siano a più alto rischio di eventi cardiaci avversi associati a terapia testosteronica. Gli effetti del testosterone sul sistema cardiovascolare maschile sono tuttora oggetto di dibattito, anche se i dati presenti in letteratura sembrano a favore di un ruolo positivo della terapia androgenica sostitutiva in pazienti con accertato ipogonadismo. Questo interessante lavoro ha studiato per la prima volta il comportamento di 2 biomarkers cardiaci in corso di terapia sostitutiva con testosterone in diabetici tipo 2 ad alto rischio cardiovascolare. I risultati sono parzialmente conclusivi, perché mentre depongono per la riduzione di uno dei 2 markers cardiaci (l'NT-proBNP) non sono in grado di accertare l'effetto positivo o negativo del testosterone nei pazienti con più alti livelli basali di biomarkers cardiaci. Tuttavia il fatto che i 3 pazienti che hanno presentato eventi cardiovascolari durante il trattamento con testosterone avessero valori basali significativamente più elevati dei 2 biomarkers rispetto agli altri pazienti, dovrebbe spingere ad individuare un cut-off di sicurezza e suggerire molta prudenza nell'intraprendere una terapia con testosterone nei diabetici con valori particolarmente elevati di biomarkers cardiaci. Inoltre, una limitazione dello studio (come ammesso dagli stessi Autori) è costituita dal fatto che l'analisi dei livelli di biomarkers sia stata programmata in solo 3 tempi prestabiliti durante le 40 settimane del protocollo di studio. Ciò non consente di escludere che nei tempi intermedi non investigati i pazienti possano aver presentato un incremento o una riduzione dei livelli dei biomarkers cardiaci con conseguente positiva o negativa variazione dei livelli di rischio cardiovascolare. L'integrazione con lo studio di altri markers di rischio cardiovascolare, l'accorciamento dei tempi di verifica dei vari livelli dei markers e l'uso di un preparato di testosterone che ne mimi le variazioni circadiane potrebbero contribuire a chiarire ulteriormente alcuni aspetti del problema.
Giuseppe Bellastella
Dipartimento di Scienze Mediche, Chirurgiche,
Neurologiche, Metaboliche e dell’Invecchiamento
U.O.C. di Endocrinologia e Malattie del Metabolismo
Seconda Università di Napoli
Piazza L. Miraglia 2 80138, Napoli
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