SIE aderisce al protocollo di autenticazione 
SIE è affiliata a  
 

Week Endo Quiz

 

Quiz Week Endo

QUIZ 138

Siamo spiacenti, non è possibile rispondere al questionario in questo momento.

SOS Ipoglicemia!

Uomo di 61 anni, giungeva presso il Pronto Soccorso del nostro nosocomio per episodi di tremore, confusione, ansia, rossore al volto che occorrevano da alcuni mesi; durante la degenza si riscontrava una glicemia capillare pari a 40 mg/dl; pertanto, veniva trasferito presso l’U.O.C. di Endocrinologia per le cure e gli accertamenti del caso.

E.O.: assenza di turgore cutaneo, ascite, edemi periferici. Nulla all’obiettività polmonare, cardiaca e addominale; PA 130/80 mmHg.

Anamnesi farmacologica: il paziente assumeva nebivololo 5 mg/die, clortalidone 12.5 mg/die e atorvastatina 20 mg/die.

Diagnostica di laboratorio:
  1. Durante episodio ipoglicemico spontaneo eseguivamo dosaggio di insulina (122.1 microu/ml), C-peptide (13.6 ng/ml), glucosio (28 mg/dl), corpi chetonici su sangue capillare: negativi
  2. Cromogranina 818.5 ng/ml (<101.9)
  3. PTH (intact) 67.2 pg/ml (15.0-68.0); Prolattina 4.10 ng/ml (2.58-18.12)

Diagnostica strumentale:
  1. TC Addome-Torace-Encefalo: presenza al tratto di passaggio corpo-coda del pancreas, di una formazione ipodensa di circa 23x17 mm che presenta enhancement progressivo nelle fasi più tardive dello studio e che risulta riferibile in prima ipotesi a lesione eteroplasica. In sede epatica si rilevano plurime formazioni rotondeggianti con aspetto a bersaglio, del diametro max di circa 7 cm in parte confluenti e diffuse pressoché a tutti i segmenti
  2. Agobiopsia lesione epatica: metastasi epatica di carcinoma neuroendocrino scarsamente differenziato, a piccole cellule, di verosimile origine pancreatica. La conta mitotica, effettuata su 5 HPF (l’esiguità del materiale non consente la conta su 10 HPF), ha evidenziato un elevato indice mitotico: 11/5. Indice di proliferazione nucleare (ki-67): 80%.
Secondo la classificazione WHO 2017, il nostro paziente era affetto da un carcinoma neuroendocrino del pancreas di grado G3 (NEC G3). Quale sarebbe stato in questo contesto clinico l’opzione terapeutica di I livello?

Risposte
1) Terapia chirurgica con resezione macroscopica del tumore primario e delle metastasi epatiche
2) Terapia chirurgica con resezione macroscopica del tumore primario e chemioembolizzazione delle metastasi epatiche
3) Chemioterapia con etoposide e cisplatino in associazione a diazossido
4) Terapia con sunitinib in associazione ad analoghi della somatostatina


La risposta corretta è la risposta numero: 3

Risposta Corretta Nr. 3

Chemioterapia con etoposide e cisplatino in associazione a diazossido

  • perchè
L’insulinoma è maligno nel 10% dei casi (1), insorge per lo più tra la V e la VI decade di vita, senza prevalenza di sesso. In questo contesto clinico uno strumento con elevata importanza prognostica è la classificazione WHO 2017 dei tumori neuroendocrini del pancreas. Una corretta classificazione del paziente guida il clinico nella scelta del percorso diagnostico-terapeutico più appropriato. In accordo alle linee guida presenti in letteratura sul trattamento e gestione degli insulinomi maligni (2) il primo obiettivo terapeutico deve essere il controllo delle crisi ipoglicemiche. Questo viene raggiunto adottando misure generali come, l’alimentazione enterale notturna, l’uso di una dieta frazionata o di un catetere venoso per perfusione di soluzione glucosata e misure farmacologiche: tra queste il diazossido viene considerato il trattamento di prima linea per il controllo dell’ipoglicemia; risulta efficace solo nel 50% dei casi e spesso il suo uso è gravato da effetti avversi quali palpitazioni, nausea, anoressia e ritenzione idrosalina che potrebbe essere evitata associando i diuretici tiazidici. Gli analoghi della somatostatina sono considerati una seconda linea terapeutica, in alternativa al Diazossido, ben tollerati e rapidamente efficaci. Recentemente sono stati riportati vari casi di utilizzo di everolimus in pazienti con insulinomi maligni e ipoglicemie di difficile gestione; gli effetti avversi legati al suo uso sono afte, astenia, diarrea, ipofosforemia, pneumopatia interstiziale; data la sua tossicità è considerato come terapia di terza linea dopo fallimento/intolleranza di diazossido e analoghi della somatostatina.
Il trattamento antitumorale spesso si basa sulla combinazione di terapie generali e locoregionali, tra queste la chirurgia, la chemioembolizzazione delle metastasi epatiche, l’ablazione con radiofrequenza, la crioablazione, la radioterapia, i trattamenti sistemici che prevedono l’uso di inibitori di mTOR, inibitori tirosin-chinasici o farmaci chemioterapici (3). Il nostro paziente, in accordo alla classificazione WHO 2017, rientrava nella categoria dei NEC G3, quindi carcinomi neuroendocrini scarsamente differenziati, di difficile gestione clinica, con scarsa prognosi, dove, in accordo ai dati di letteratura, (2,4) l’opzione terapeutica di I livello consiste in un trattamento sistemico chemioterapico con etoposide e cisplatino in associazione alle già discusse misure per il controllo delle ipoglicemie. La risposta corretta è dunque la n°3. Le opzioni n°1 e n°2 sono valide misure terapeutiche, che nel nostro paziente non possono essere sfruttate come prima linea di intervento in quanto il fenotipo scarsamente differenziato, l’indice di proliferazione nucleare particolarmente elevato (ki-67: 80%), il massivo interessamento epatico non lo rendevano eleggibile ad una risoluzione chirurgica che si pone come obiettivo primario la rimozione macroscopica del tumore pancreatico e delle metastasi. Dati di letteratura mostrano inoltre come la chemioembolizzazione delle metastasi epatiche abbia maggior successo in lesioni < 3-5 cm e coinvolgenti meno del 30% del parenchima epatico (5). Infine, anche l’opzione n°4 deve essere rifiutata in quanto il trattamento con sunitinib è raccomandato solo per i NET inoperabili, ben differenziati in progressione (2).

Bibliografia di riferimento
  1. Run Yu, Nicholas N Nissen , Andrew Hendifar, Laura Tang, Yu-Li Song, Yuan-Jia Chen, Xuemo Fan. A Clinicopathological Study of Malignant Insulinoma in a Contemporary SeriesPancreas. 2017 Jan;46(1): 48-56.doi: 10.1097/MPA.0000000000000718
  2. Baudin E1, Caron P, Lombard-Bohas C, Tabarin A, Mitry E, Reznick Y, Taieb D, Pattou F, Goudet P, Vezzosi D, Scoazec JY, Cadiot G, Borson-Chazot F, Do Cao C; Malignant  insulinoma: recommendations for characterisation and treatmentSociété française d’endocrinologie; Groupe d’étude des tumeurs endocrines. Ann Endocrinol (Paris). 2013 Dec;74(5-6):523-33. doi: 10.1016/j.ando.2013.07.001. Epub 2013 Aug 27.
  3. Tetsuhide Ito, Lingaku Lee & Robert T. Jensen. Treatment of symptomatic neuroendocrine tumor syndromes: recent advances and controversies 2016 Nov;17(16): 2191-2205.doi: 10.1080/14656566.2016.1236916. Epub 2016 Sep 23.E Mitry1, E Baudin, M Ducreux, J C Sabourin, P Rufié, T Aparicio, T Aparicio, P Lasser, D Elias, P Duvillard, M Schlumberger,P Rougier. Treatment of Poorly Differentiated Neuroendocrine Tumours With Etoposide and Cisplatin. Cancer. 1999 Dec;81(8): 1351-5.doi: 10.1038/sj.bjc.6690325.
  4. A Roche1, B V Girish, T de Baere, M Ducreux, D Elias, A Laplanche, V Boige, M Schlumberger, P Ruffle, E Baudin. Prognostic Factors for Chemoembolization in Liver Metastasis From Endocrine Tumors. Hepatogastroenterology. Nov-Dec 2004;51(60):1751- 6.

Autori

Adriana Strano, Damiano Gullo
Dipartimento di Medicina Interna e Medicina Specialistica
e-mail: [email protected]
 

Siamo spiacenti, non è possibile rispondere al questionario in questo momento.